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Epifania del calcio

… Maradona si svela solo attraverso gli occhi dell’amore; sono gli occhi con cui i napoletani e tutti i «meridionali» del mondo ancora lo guardano (…)

di Mennato Tedino

Docente di Filosofia. Si interessa di teoresi ed estetica in musica, cinema, teatro e arti figurative.

D10S: OLTRE IL CALCIO

In tempi di ipertrofia mediatica e bulimia dell’apparire, in preda ad una sbornia informativa fatta di metafore ingigantite fino all’obesità, tempi in cui l’esagerazione iperbolica spinta oltre i limiti della pornografia rende tutto osceno e volgare e svuota di senso ogni oltrepassamento della normalità come evocazione dell’eccezione, in tempi come questi non stupisce l’abuso che sistematicamente si fa della parola «dio».

Chiunque appaia sulla scena per i suoi 15 minuti di wharoliana popolarità entra nell’olimpo delle celebrità e a quelli che vi stazionano per qualche minuto in più siamo pronti a riservare il trono divino. Eppure se c’è un protagonista dei nostri tempi per il quale non sembra stonare tale accostamento questi è proprio Diego Armando Maradona. L’uso ormai comune di sommare il magico numero di Diego e l’onnipotente scrivendo «D10s» la dice lunga sull’idea incontestata di identificare l’uno e l’altro. Da più di vent’anni esiste anche una chiesa, la iglesias maradoniana, che ha elevato a pratica religiosa il culto del pibe de oro adorato come un dio dagli adepti di questa comunità.

La stravaganza di una tale confessione, lungi dal risultare disturbante, appare, al contrario, in perfetta sintonia con un sentire popolare molto diffuso e costantemente coltivato attraverso immagini e simboli di un mito che tiene vivo il ricordo del passaggio su questa terra di un uomo straordinario. Un noto graffito dedicato a el Diez dai seguaci di questa chiesa, sotto la sagoma stilizzata di un Maradona in azione con il pallone sul sinistro e il 10 sulle spalle, vede il tetragramma che lo indentifica espresso nel credo: «D10s existe». I fedeli di questa religione festeggiano la Pasqua il 22 giugno; in quel giorno del 1986 si giocò il quarto di finale Argentina-Inghilterra del campionato mondiale poi vinto dai sudamericani. È la partita in cui Maradona segna agli odiati inglesi il primo gol con una mano, invisibile alla terna arbitrale, e il secondo, il più bello della storia del calcio, in un modo che non poteva assolutamente essere umano. Al termine dell’incontro, a chi gli chiese conto di un gesto palesemente scorretto che rendeva la prima rete chiaramente irregolare, Diego rispose senza scomporsi che aveva segnato: «un poco con la cabeza de Maradona y otro poco con la mano de Dios». Un’altra iconografia i cui esempi si trovano quasi ad ogni angolo del ventre di Napoli, i quartieri spagnoli, lo raffigura con l’aureola di un santo e lo affianca al patrono venerato dai partenopei: san Gennaro.

Maradona accolto allo stadio San Paolo di Napoli nel giorno della sua presentazione. Famose le sue parole: “Voglio diventare l’idolo dei ragazzi poveri di Napoli”

Per fare chiarezza vado dritto al punto: Maradona non è stato né un dio né un santo, né tantomeno un profeta, Maradona è stato un Cristo! Incarnazione del divino nella storia. Nel suo caso non si tratta, infatti, di un uomo che parla a nome del divino, un profeta, né si tratta di un santo che, da uomo, aspira al divino, né, infine di un dio che, differente per natura, metafisico e metastorico resta lontano, intangibile e inafferrabile. Si tratta, invece, del divino che si manifesta nella dimensione dell’umano e che perciò prende le fattezze della materia, della storia e del transeunte. Dio che si fa uomo, carne e sangue, vita. Diego è il dio kenotico che ha vissuto sul suo corpo la violenza del mondo accettando la sofferenza e il dolore per amore dell’uomo.

Molti sono i segni che indicano questa condizione. Come Cristo, nato in rifugio di fortuna e adagiato in una mangiatoia, Maradona nasce in un sobborgo malfamato ai margini di una metropoli; nato tra gli ultimi e vissuto tra gli ultimi è stato la voce degli ultimi contro il potere. Dice la prima lettera ai corinzi: «Guardate tra voi, fratelli. Chi sono quelli che Dio ha chiamati? Vi sono forse tra voi, dal punto di vista umano, molti sapienti o molti potenti o molti personaggi importanti? No! Dio ha scelto quelli che gli uomini considerano ignoranti, per coprire di vergogna i sapienti; ha scelto quelli che gli uomini considerano deboli, per distruggere quelli che si credono forti. Dio ha scelto quelli che, nel mondo, non hanno importanza e sono disprezzati o considerati come se non esistessero, per distruggere quelli che pensano di valere qualcosa». E Maradona non ha mai perso occasione per parlare in difesa degli oppressi. Sincero ammiratore di Ernesto Che Guevara, amico personale di Fidel Castro e Ugo Chavez, ha mostrato sintonia con papa Francesco (nessuna per papa Giovanni Paolo II), ha difeso la causa del popolo palestinese e ha sempre professato avversione per le politiche imperialiste e colonialiste del nord del mondo. Ad Acerra ancora ricordano quella partita nel fango di un campo di periferia giocata per beneficenza contro la logica dei soldi, del guadagno, del possesso e della proprietà.

Come Cristo si è scagliato contro i mercanti che profanavano il tempio di Gerusalemme Maradona si è scagliato contro la Fifa di Havelange e i torbidi interessi che rappresentava. Nel vangelo di Luca è scritto: «Entrato poi nel tempio, cominciò a cacciare i venditori, dicendo: “Sta scritto: La mia casa sarà casa di preghiera. Ma voi ne avete fatto una spelonca di ladri!”». Le accuse che Maradona ha sempre lanciato contro la Fifa sono sintetizzate splendidamente nei versi laici di Manu Chao che a Diego ha dedicato una bellissima canzone:

«Si yo fuera Maradona saldría en Mondovision / Pa’ gritarles a la FIFA que ellos son el gran ladrón».

Parole il cui senso si svela pienamente a noi mortali solo oggi dopo il mondiale svoltosi in Qatar e si mostrano in tutta la loro potente verità. Tardelli – che il mondo pallonaro lo conosce bene – ha, seppur tardivamente, meritoriamente ammesso: «Tanti anni fa il grande Diego Armando Maradona provò a ribellarsi. Aveva capito come si muoveva la Fifa e cercò di combatterla, ma fu subito soffocato con un imbroglio facendogli così pagare questo suo tentativo di rivolta. Noi non gli credemmo, dicemmo tutti che esagerava e che lo faceva per interessi personali. Caro Diego, ti chiedo umilmente scusa, per non averti appoggiato in questa tua battaglia, avevi visto quello che noi non riuscivamo ancora a vedere, bloccati da un deficit di coraggio che a te invece non è mai mancato». Così, come Cristo, anche Maradona non è stato creduto; quel verbo che attaccava i potenti oppressori dei deboli non è stato inteso mentre tanti lo hanno avversato accusandolo di essere un millantatore.

Come Cristo, denudato e le sue vesti sono state vendute. Così è scritto nel vangelo di Giovanni: «I soldati poi, quando ebbero crocifisso Gesù, presero le sue vesti e ne fecero quattro parti, una per ciascun soldato, e la tunica. Ora quella tunica era senza cuciture, tessuta tutta d’un pezzo da cima a fondo. Perciò dissero tra loro: “Non stracciamola, ma tiriamo a sorte a chi tocca”». A Maradona, ormai crocifisso, è stato riservato lo stesso trattamento. La maglietta usata nella fatidica gara del 22 giugno era stata presa da Steve Hodge, il centrocampista della nazionale inglese che a fine partita aveva scambiato la casacca con il pibe de oro. Recentemente quella camiseta è stata battuta all’asta da Sotheby’s per oltre 9 milioni di dollari – superando la somma spesa nel 2019 per una divisa dei New York Yankees indossata dal campione di baseball Babe Ruth – diventando il cimelio sportivo più costoso di sempre; persino il pallone di quella partita, accarezzato così tante volte durante l’incontro dal suo piede sinistro (e dalla sua mano sinistra), che da quel giorno era nelle mani dell’arbitro tunisino Ali bin Nasser, è stato battuto dalla casa d’aste Graham Budd Auctions alla strabiliante cifra di 2 milioni di sterline.

Come Cristo scandaloso frequentatore di peccatori e intimo di Maria di Màgdala considerata una meretrice, così Maradona scandaloso frequentatore di ambienti poco raccomandabili. Nei vangeli apocrifi si ipotizza un matrimonio tra Cristo e la Maddalena, una peccatrice redenta da Gesù, come confermano anche le parole di Luca: «C’erano con lui i Dodici e alcune donne che erano state guarite da spiriti cattivi e da infermità: Maria di Màgdala, dalla quale erano usciti sette demòni […]». Sempre Luca scrive a proposito del rapporto con Zaccheo: «Vedendo ciò, tutti mormoravano: “E’ andato ad alloggiare da un peccatore!”». Quando vennero diffuse dalla stampa le foto che ritraevano Diego in compagnia di Carmine Giuliano tutti quelli che lo avevano in odio gli si scagliarono contro per accusarlo di amicizie compromettenti e urlare «Crucifige! Crucifige!». La folla sceglieva Barabba e anche molti che si dicevano suoi amici lo rinnegarono come Pietro fece con Gesù; ma i suoi discepoli che lo amavano di un amore soprannaturale non lo abbandonarono né allora, né in seguito. A Napoli Maradona è stato sempre osannato e gli è stato perdonato tutto perché i partenopei avevano visto il Cristo, il Redentore, l’Agnello «qui tollis peccata mundi» solo attraverso il suo sacrificio.

Come Cristo anche Maradona ha avuto il suo calvario e la sua crocifissione, condannato da parte di un potere pilatesco, cieco e freddo. La cocaina e la squalifica sono stati la sua «passione e morte» perché, come ha confessato ad Emir Kusturica, che ne ha raccontato la sua rise and fall nel bellissimo Maradona by Kusturica, «Sai che giocatore sarei stato se non avessi tirato cocaina?… Che giocatore ci siamo persi!… Mi resta l’amaro in bocca… avrei potuto essere molto di più di quello che sono!».

Come Cristo, Maradona ha fatto innumerevoli miracoli. Tra i tanti uno deve essere ancora una volta ricordato: 3 novembre 1985, la punizione in area contro la Juventus. La palla, posizionata ad 11 metri circa dalla linea di porta supera una barriera composta da 6 giocatori avversari – altezza media superiore ad 180 cm. sistemata a non più di 5 metri dalla sfera con due giocatori (Cabrini e Scirea) che quando Diego tocca la palla sono a meno di 3 metri – e passa appena sotto i 244 cm. della traversa. Contro ogni regola, norma o legge del mondo fisico cui apparteniamo noi umani.

Come Cristo, infine, Maradona si svela solo attraverso gli occhi dell’amore; sono gli occhi con cui i napoletani e tutti i «meridionali» del mondo ancora lo guardano come messia e gli occhi con i quali Rodrigo Bueno canta: «Porta una croce sulle spalle per essere il migliore / Per non essersi mai venduto al potere ha affrontato / curiosa debolezza / Se anche Gesù inciampa, perché non dovrebbe capitare a lui?».

Chiunque voi siate, dovunque viviate, qualunque sia la vostra squadra del cuore, non serve appartenere alla iglesias maradoniana per rivolgere, accorati, una supplica al diez. Se Erasmo poteva elevare la sua preghiera laica a Socrate, tutti insieme possiamo e dobbiamo fare altrettanto, per amore della bellezza. Senza vergona, osiamo dire: «Santo Maradona, prega per noi».

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