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Free Iran 2024

“L’inventore dell’inferno è il fascismo religioso al potere in Iran. Questo regime è la fonte delle esecuzioni all’interno dell’Iran e della guerra e del terrorismo fuori dall’Iran” (Maryam Rajavi – presidente del Consiglio nazionale della Resistenza in Iran).

di Virginia Pishbin

* Massacro di Chio, Eugène Delacroix

Virginia Pishbin, medico sardo-persiano, è figlia di un esule iraniano fuggito in Sardegna dopo la rivoluzione islamica. E’ presidente dei giovani iraniani in Italia.

IN IRAN IMPENNATA DI ESECUZIONI CAPITALI

I primi cinque mesi della presidenza Peseshkian in Iran hanno registrato una pesantissima impennata nelle esecuzioni capitali. Infatti, solo in ottobre si sono registrati 161 condanne a morte delle quali il 20% di detenuti di etnia curda. Delle 126 esecuzioni di novembre, solo in due di questi casi sono state ufficialmente rese note dai media di Stato. Cinque di queste condanne sono avvenute segretamente senza avvertire le famiglie e permettere l’ultima visita. Dalla fine di Novembre è iniziata la campagna internazionale per salvare la vita di 6 prigionieri politici Abolhassan Montazer (65), Pouya Ghobadi (32), Vahid Bani-Amrian (32), Babak Alipour (33), Ali Akbar Daneshvarkar (57) e Mohammad Taghavi (58) che sono accusati di “collusione e cospirazione contro la sicurezza nazionale”, “ribellione armata contro il governo” e “appartenenza all’Organizzazione dei Mojahedin del popolo iraniano (OMPI)”

La Federazione Italiana per i Diritti Umani (FIDU) ha lanciato un appello urgente alle Nazioni Unite, chiedendo un intervento immediato per impedire l’esecuzione dei sei prigionieri politici iraniani. In una lettera indirizzata all’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani Volker Türk e al Relatore Speciale delle Nazioni Unite sull’Iran Dr. Mai Sato, il Presidente della FIDU Antonio Stango ha sottolineato il pericolo imminente che corrono i prigionieri, che sono stati condannati a morte dal Tribunale Rivoluzionario iraniano dopo mesi di torture e processi ingiusti.  “Queste sentenze, emesse da tribunali noti per negare processi equi, sono palesemente motivate politicamente”, ha scritto Stango. Ha sottolineato l’urgenza di un’azione immediata da parte degli organismi delle Nazioni Unite per salvare le vite dei prigionieri e ha condannato l’uso continuo della pena di morte da parte del regime iraniano come strumento di repressione politica.

Il 2 dicembre scorso ci arriva la lettera aperta di cinque prigionieri. Noi, cinque prigionieri politici condannati a morte, sostenitori dell’Organizzazione dei Mojahedin del popolo iraniano (PMOI/MEK), oggi facciamo lo sciopero della fame insieme a molti prigionieri in tutto il paese in concomitanza con la 45° settimana della campagna “No to Execution Tuesdays”. Rilasciamo questo comunicato nel momento in cui la sesta persona, il nostro fratello Mohammad Taghavi, testimone e sopravvissuto al massacro del 1988, è stato posto nelle celle del reparto 209 da quattro mesi fa e non rendono noto il suo stato di salute poiché ha dichiarato che il processo al quale è stato sottoposto è privo di legittimità e di valore giuridico rifiutandosi di parteciparvi. La natura del regime del velayat-e faqih (sovranità del giurisperito della legge coranica) è troppo chiara perché si debbano spiegare le torture e le centinaia di violazioni dei diritti umani fondamentali commessi sin dal momento del nostro arresto fino ad oggi e le accuse infondate mosse contro di noi. Naturalmente non ci si può aspettare altro dagli assassini di Reza Rasai e Mohammad Ghobadlou, dagli assassini di migliaia di giovani di questa terra e dagli usurpatori della sovranità del popolo iraniano! Inoltre, quale legittimità può avere questo regime, la sua magistratura, i suoi tribunali e i suoi investigatori, che sono fondamentalmente illegittimi e disumani?

Pertanto, noi e tutti i prigionieri politici condannati a morte stiamo solo cercando giustizia per il popolo oppresso dell’Iran, le eroiche Unità di Resistenza e le coscienze risvegliate, e naturalmente, questo è sufficiente per noi ed è fonte di orgoglio!

La nostra richiesta di giustizia non è per salvare le nostre vite e non è rilevante solo per oggi, quando vediamo i cappi di fronte a noi, ma è un invito a opporsi alla pena di morte – nella sua essenza e nella sua interezza – e per tutti i prigionieri politici e non politici.

Consiglio nazionale della Resistenza in Iran.

È possibile e necessario trasformare la disperazione e la paura causate dalle condanne a morte in audacia, ribellione e fuoco rivoluzionario per sradicare questo regime! Solo così vince la rivoluzione democratica del popolo iraniano.

Rivedi la puntata di … and Radio Alveare Plays del 15 luglio 2020.

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2 risposte su “Free Iran 2024”

Come invidio gli anni ’60 e ’70 quando, un giorno si l’altro pure, trovavamo il tempo per scendere in piazza studenti e operai. Manifestavamo contro tutte le guerre e contro regimi tirannici. Uno slogan di allora, duro era…. vendicheremo il tuo corpo morto voi servi di Nixson Frei e Fanfani…. A volte mi domando cosa è cambiato. Mi sembra che in alcune zone del mondo e alcuni regimi si siano incattiviti ancora di più!

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